15 Dicembre 2021; articolo di ClimateMonitor
Post a firma di Andrea Beretta
Questa rubrica, nata qualche mese fa dall’esigenza di provare a resistere con un po’ di umorismo al bombardamento mediatico cui siamo sottoposti quotidianamente dai “giornaloni”, ha raccolto nelle scorse puntate una selezione di strafalcioni, che possono più o meno tutti essere qualificati come “giornalismo di malafede”.
Queste “perle” sembravano accomunate tutte dal chiaro scopo di non voler informare il lettore, ma di orientarlo, in modo in apparenza consapevole ma fazioso.
La crisi del giornalismo è però ormai talmente profonda che esiste anche un secondo tipo di “strafalcione”: quello dettato dall’incompetenza invece che dalla malafede. Forse contribuisce il fatto che, se si riduce il giornalismo a un semplice “copia-incolla” di veline preconfezionate da altri, di certo non si favorisce il pensiero critico. Il nuovo che avanza
Sembra far parte della seconda categoria, quella degli “strafalcioni per incompetenza”, questo pezzo apparso su “Il Giornale” pochi giorni fa. E, visto che sempre di “perla” si tratta, ci è sembrato giusto aggiungerla all’antologia del “Meglio del Peggio”, anche per dare una panoramica sul livello desolante a cui siamo giunti.
Il titolo mette le cose in chiaro fin da subito: Ecco la nuova arma contro le emissioni di CO2 del metano
Al solito, pensando alla CO2 come il nemico da abbattere (in ragione, immaginiamo, del suo essere gas serra) si trascura il fatto che il metano contribuirebbe, a parità di concentrazione in atmosfera, circa 250 volte di più rispetto all’anidride carbonica all’effetto serra.
Scorrendo poi il sottotitolo, si va subito in difficoltà a trovare coerenza con quanto appena letto, dato che vengono aggiunte informazioni a casaccio, mischiando inquinamento, risparmio energetico e emissioni: una start-up sta mettendo a punto un sistema per ridurre le emissioni nocive di metano risparmiando il 60% di energia ed inquinando per l’85% in meno.
A questo punto non si è ancora capito se le emissioni “nocive” siano quelle del metano (che, come spiegato sopra, essendo un potente gas serra potrebbe essere visto come nocivo…tuttavia, avendo il titolo anticipato che l’arma era contro la CO2, tale ipotesi perde di consistenza); oppure emissioni derivate dalla combustione del metano: ipotesi verosimile, a cui può arrivare chi mastica qualcosa dell’argomento, ma di certo non la sciora Maria che legge il giornale seduta sul divano di casa.
Per (cercare di) capire dove l’articolo voglia andare a parare, è ahinoi necessario proseguire nella lettura, per scoprire che: Qualcosa che potrebbe cambiare per sempre i consumi del metano e ridurre notevolmente le emissioni di CO2 in atmosfera è rappresentato da un nuovo materiale progettato per venire incontro all’ambiente e provare a contenere l’aumento della temperatura ad 1,5 gradi
Quindi, l’argomento pare essere effettivamente l’effetto serra e lo scopo del materiale rivoluzionario appena scoperto, quello di contenere le emissioni di CO2 (immaginiamo dovute alla combustione del metano). Arrivati a questo punto, se si scarta l’accenno al contenimento della temperatura che sembra più che altro un il solito tributo allo scaldamondismo, ci sarebbero veramente gli estremi per dare anche una notizia interessante.
Invece, l’occasione viene gettata via come la qualificazione dell’Italia ai prossimi Mondiali di calcio. Infatti, poco dopo si legge: Per ridurre l’inquinamento del solo metano che ogni anno rilascia nell’atmosfera 3,8 mila miliardi di metri cubi e ben il 23% della domanda energetica del mondo ci pensa il progetto Osmoses
3,8 mila miliardi di m cubi di cosa? DI CO2? Di gas serra in generale? Oppure di sottoprodotti di combustione (che a ben vedere sono, loro sì, nocivi e tossici, tipo l’ossido di carbonio)?
Insomma, per raccapezzarsi è necessario visitare il sito di Osmoses, che si scopre essere una compagnia specializzata in tecnologie di separazione con membrane: processo impiegato per la rimozione selettiva dei componenti costituenti le miscele, e che è in voga da più di mezzo secolo. Nella cosiddetta industria “oil&gas” viene utilizzata per l’abbattimento grossolano dei gas acidi, come anidride carbonica e acido solfidrico, più o meno dagli Anni 80. Bella novità!
De Re Publica
Tuttavia il meglio di sé il pezzo lo sfodera nel paragrafo successivo, dal titolo “quali sono i consumi nocivi [del metano]”. Per dare validità e prestigio alla propria tesi, l’autore si appella addirittura al “primus inter pares” dei giornaloni, all’autorità indiscussa in materia di GW, “la Repubblica”, che viene qui citata quasi con reverenziale rispetto: il quotidiano degli Elkann ha catalogato tra gli inquinanti, in un crescendo rossiniano “l’idrogeno solforato, il propano, il butano e lo zolfo per dare un’idea di quanta CO2 viene immessa ogni giorno nell’atmosfera”. Il tutto, nella stessa frase.
Provando a fare ordine: propano e butano sono talmente nocivi che sul mercato sono noti come “GPL”, larghissimamente impiegato negli impianti di riscaldamento. Lo zolfo è così inquinante da essere alla base della maggior parte dei fertilizzanti. L’idrogeno solforato, o acido solfidrico altrimenti noto come H2S, è in effetti estremamente tossico, letale anche a bassissime concentrazioni…ma non si può produrre dal metano, a meno di un intervento di Dio dal Cielo (che per fortuna nostra, quando ha voluto trasformare la materia, preferì concentrarsi sull’acqua e sul vino).
Comunque stiano le cose, è chiaro che le ipotesi azzardate dal povero lettore all’inizio della lettura in merito alla nocività del metano o della CO2 sono andate a ramengo. Frustrato, quel lettore siam certi avrebbe invece voglia di gettare via quello che ai tempi di Montanelli fu un giornale serio, ma l’articolo è uno di quei pezzi tenaci, che non si arrende mai: e infatti, prima di esaurirsi, ed esaurirci, sfodera un ultimo numero: Con la creazione dei sottili canali di cui abbiamo parlato prima, quantomeno, si eviterebbe l’emissione di una percentuale notevole di sostanze inquinanti.
Oltre a non c’entrare niente con quanto esposto finora, sembra essere un dettaglio il fatto che i “sottili canali” al massimo intrappolano tali “inquinanti” … ma non li fanno sparire (a meno del solito intervento divino di cui sopra) tanto che, una volta saturati, tali “sottili canali ” dovranno comunque essere rigenerati liberando nell’aria ciò che avevano trattenuto: in questo caso, l’H2S, la CO2 e tutto il resto.
Il finale, che viene subito dopo una inspiegabile digressione sulla deforestazione ulteriormente fuorviante, è degno di un cenone di Capodanno in epoca pre-covid, con botto conclusivo: “la strada è lunga e tortuosa ma qualcosa si sta muovendo davvero”.
La sensazione è che di lungo e tortuoso (e dannatamente faticoso) ci sia solo l’articolo in oggetto: un confuso e pasticciato condensato del nulla, condito di niente.
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PS: a beneficio della sciora Maria che potrebbe leggere questa rubrica: propano, butano e idrogeno solforato (ma anche acqua, azoto e altri componenti idrocarburici più pesanti) sono composti naturalmente associati alla maggior parte dei giacimenti di metano del sottosuolo (fanno eccezione i giacimenti dell’Adriatico che contengono metano praticamente puro…ragion per cui i vari comitati ambientalisti sono particolarmente contrari al loro sviluppo), che vengono perciò estratti contestualmente a questo. Esistono da molti decenni a questa parte svariati modi per separare questi vari componenti e valorizzarli sul mercato.
Il Modern Maximum è finito, sotto ogni aspetto
I TEMPI FREDDI stanno tornando, le medie latitudini si stanno RAFFREDDANDO in linea con la grande congiunzione, l’attività solare storicamente bassa, i raggi cosmici che nucleano le nuvole e un flusso di corrente a getto meridionale (tra le altre forzature).
Sia il NOAA che la NASA sembrano concordare, se si legge tra le righe, con NOAA che afferma che stiamo entrando in un grande minimo solare ‘in piena regola’ alla fine del 2020, e la NASA vede questo prossimo ciclo solare (25) come “il più debole degli ultimi 200 anni“, con l’agenzia che mette in correlazione i precedenti spegnimenti solari a periodi prolungati di raffreddamento globale qui.
Inoltre, non possiamo ignorare la moltitudine di nuovi articoli scientifici che affermano l’immenso impatto che il Beaufort Gyre potrebbe avere sulla Corrente del Golfo, e quindi sul clima in generale.

Grande minimo solare
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Inversione magnetica dei poli
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