“Prima sono venuti per i non vaccinati…“
Source: Thursday 22 December, 2022; by Tessa Lena
Il fine settimana dopo il Ringraziamento, l’avvocato Kelly Conlon e sua figlia sono venute a New York City come parte di una gita scolastica di ragazze scout. Avevano programmato di vedere lo spettacolo Christmas Spectacular al Radio City Music Hall, di proprietà di MSG Entertainment. Tutti avevano acquistato i biglietti. Tuttavia, Kelly è stata fermata e non gli è stato permesso di vedere lo spettacolo nonostante avesse un biglietto.
Kelly è stata identificata dal software di riconoscimento facciale come un avvocato che lavorava per un’azienda che stava litigando contro un’altra sede anch’essa di proprietà di MSG Entertainment. È stata fermata dalla sicurezza e le è stato chiesto di andarsene, cosa che ha fatto, mentre l’intero equipaggio, i bambini e le altre mamme, sono entrati e “si sono goduti lo spettacolo”.
“Prima sono venuti per i non vaccinati, e ora…“
Ne parleremo tra un secondo, ma prima, puoi immaginare quanto sarebbe stato potente se il loro intero gruppo di scout di ragazze – i bambini, le mamme e tutti – si fosse rifiutato di entrare e avesse creato un grosso problema con il loro rifiuto?
Quanto sarebbe stato potente se, invece di “controllare” un’attività consumistica passiva e banale – per quanto “spettacolare” possa essere – praticassero il cameratismo, si ribellassero agli abusi e trascorressero il loro tempo insieme altrove, esplorando la realtà, legando e sostenendo l’un l’altro? Non sarebbe stata l’attività scout più brillante, coraggiosa ed educativa di sempre, molto meglio che vedere uno spettacolo generico? E non sarebbe stato utile sfruttare l’occasione per insegnare alle ragazze a non piegarsi di fronte al bullismo?
Ma hanno lasciato fuori Kelly e sono entrati. Non si sono ribellati perché non sapevano come fare. Non si sono ribellati perché erano presi dal momento e avevano la mente sul “programma”. Non si sono ribellati perché per anni prima sono stati condizionati a conformarsi come il percorso di minor resistenza. Non stavano pensando con le loro anime. Avevano il pilota automatico. Erano come foglie di cavolo bagnate sulle natiche dell’algoritmo (un detto russo modificato), al contrario di persone libere.
E se vuoi sapere come i tiranni mangiano le persone, ecco come. Uno per uno, gruppo per gruppo, mentre gli altri stanno a guardare, supponendo che verranno risparmiati (ma raramente vengono risparmiati).
Il che ci porta al punto più importante:
Non è difficile combattere il fascismo, ma il trucco è combatterlo davvero.
Noi esseri umani abbiamo il potere di proteggerci a vicenda. Abbiamo il potere di guarirci a vicenda. Abbiamo davvero quel potere, e non è una cosa da poco. Ma, vedi, per farlo funzionare, dobbiamo usarlo!! Avrà effetto solo se lo usiamo.
Quindi, il trucco preferito di ogni tiranno – un trucco che i tiranni usano da migliaia di anni – è spaventare quante più persone possibile allontanandole dalle loro anime, usare sia bastoni che carote e trascinare le persone così lontano dalle loro anime che il solo pensiero di onorare le loro anime le renderebbe ansiose come un’impresa completamente sconosciuta.
Ed è così che i tiranni mangiano le persone. È molto più difficile mangiare persone che stanno insieme e non si tradiscono a vicenda.
E ora sui non vaccinati
(Puoi anche leggerlo sul sito Web di Organic Consumer Association.)
Vedi, nel 2020 e dopo, i tiranni sui seggioloni hanno speso miliardi di dollari per far sentire le persone sicure e protette sotto la cattiva magia della “scienza” di Fauci – mentre facevano sentire le stesse persone molto ansiose per il “parassita“ – ansiose per il grado di celebrare l’umiliazione degli esseri umani “impuri”, su basi morali.
E questo, ancora una volta, è il modo in cui i tiranni mangiano le persone.
È mia convinzione che il mondo sia in un tale disordine in questo momento meno a causa dei tiranni – che sono nondimeno persone orribili che fanno cose orribili – ma perché così tante brave persone hanno dimenticato come agire dalle loro anime.
In realtà, tutto ciò che serve per avviare una buona reazione chimica è agire con decisione dall’anima, per quanto sconosciuta o spaventosa possa essere. E fallo, fallo e fallo.
Questo è ciò di cui abbiamo bisogno per iniziare a fare di più: agire dalle nostre anime, allo stato grezzo, senza fare affidamento sui punti di discussione.
Fallo, non importa quanto possa sembrare sciocco farlo per la prima volta. Fallo, qualunque cosa ci dica l’algoritmo.
Tutti noi abbiamo il potere, il nostro potere sta nel rispettare le nostre anime e nel difendere il nostro diritto ad essere dignitosi e amorevoli verso gli altri. Questo è un piano a lungo termine che richiede coraggio e pazienza, ed è così che sconfiggiamo i molestatori. Davvero.
Mi sento in totale assonanza con le parole di Tessa e le condivido senza riserve.
Secondo la mia umile opinione bisogna rimanere ben centrati e focalizzati sul problema e non perdere mai di vista il disegno generale che questi parassiti hanno tessuto nell’ombra per decenni. Ognuno di noi che in questi ultimi due anni ha sentito il peso della negazione, la menzogna ed il sopruso continuato a dispetto di ogni logica e di ogni mente raziocinante.
Molti di noi sentono il bisogno di pace, sapendo però bene che quello a cui stiamo assistendo e vivendo, nelle intenzioni delle élìtes è solo il principio.
In realtà è un inizio che è in corso d’opera da secoli, se non da millenni, come ci tengono a sottolineare gli elitari che si sentono gli eredi di antiche dinastie babilonesi ed egizie, depositari di una cultura ed un potere che è oscuro alla restante razza umana. Una conoscenza mistica e tecnologica ed un potere smisurato che viene usato a loro esclusivo vantaggio. Per conservare il loro comando e l’ascendenza su tutta l’umanità restando nell’ombra.
Queste persone non le vedremo mai nei salotti televisivi come non li vedremo eletti in parlamento. Potremmo intuire la loro presenza nei CDA di amministrazione di banche e multinazionali, non necessariamente visibili in carne ed ossa ma attraverso società di facciata e gruppi di pressione, ONG e Gruppi Intergovernativi, la “società civile”, Cartelli e Fondazioni. Ma anche no. Potremo trovarli nelle loro proprietà private, ville e tenute ed attici a “complottare” la loro ascendenza sull’umanità.
Però non possiamo esimerci dalla lotta contro questa dittatura degenere e degenerata. Ne va del nostro futuro come razza umana ed all’interno di essa come singoli individui. Esseri che scelgono consapevolmente di cooperare per autodeterminarsi un futuro migliore che non sia questa gabbia opprimente che ci stanno costruendo addosso attraverso il bene placido di larga parte della società, che sembra inconsapevole e refrattaria ad ogni ragionamento che non sia precostituito dall’ingegneria sociale e vomitato dalla televisione.
Abbiamo sopportato soprusi (quasi) di ogni genere, in massima parte è una pressione morale negativa che si esprime su gli sguardi di disapprovazione della “gente”, il silenzio teso, il capo chino quando cerchi di comunicargli qualcosa che non sia uscito dalla scatola magica. Per non parlare (in effetti ne parlo) dei nuovi kapò che si sono palesati come i funghi dopo una pioggia di fine estate. Personaggi egoici e rampanti, impazienti di arrampicarsi su per la scala sociale, entusiasti di poter imporre le nuove regole ai cittadini. Perché lo dice la scienza ed è un dovere morale.
A parte questi uomini da marciapiede che rischiamo di incontrare ogni volta che siamo costretti ad immergerci in questa… e non trovo altra parola da usare che Matrix, sono amici e parenti che in forza di una confidenza eccessiva scadono spesso in invettive ed attacchi personali, forti della morale imperante e quasi inconsapevoli di ripetere a pappagallo quanto appreso dalla televisione.
Personalmente sono rimasto scioccato dal comportamento di una persona che ho considerato quasi un fratello per quarant’anni. Questa storia mi ha procurato e mi sta procurando un profondo disagio e molti interrogativi sul senso dell’amicizia. Gli ho chiesto cosa intendesse lui per amicizia.. mi è stato risposto: “Ah, ma tu hai parlato di amicizia, allora..”. No. Non ti ho parlato di amicizia. Ti ho chiesto cosa pensi tu dell’amicizia, che è un’altra cosa. Domanda che è però rimasta inevasa.
Questa cosa non dovrei scriverla, perché può essere interpretata nel senso di una giustificazione a quanto mi sta letteralmente uscendo dalla testa, anche se cerco di essere razionale ci sono domande che nascono spontanee. Rivedere sotto altri aspetti cose accadute e situazioni lascia l’amaro in bocca. E’ istruttivo, anche se doloroso.
I miei genitori lo hanno sempre considerato come un figlio.
Quando mio padre ha preteso che gli spiegassi cosa era successo veramente ha avuto un moto di dolore. Poi con il tempo gli effetti della lite si sono cominciati a sentire ed è caduto in depressione.
All’inizio degli anni ’80 del secolo scorso ha avuto un periodo di depressione che lo aveva portato fuori di casa per circa due anni.
Con la vecchiaia e con i malanni ad essa associati questa “debolezza” è tornata. Non sono uno psicologo ma guardare il comportamento di una persona che cambia i suoi umori è stato sfiancante e lacerante.
Poi ha iniziato a sragionare sul serio.. Usciva di casa in mutande e maglietta perché aveva caldo.. Con l’enfisema che aveva… Ha smesso di curarsi o prendeva pastiglie a caso e non c’è stato verso di stargli dietro, ci ha escluso totalmente dalla sua vita.. fino al punto di dargli fastidio la nostra presenza.
Non se l’è portato via il covid ma una pleurite. Questo è successo l’8 di ottobre scorso. Adesso c’è mia madre che sta male, e mia madre ha un mieloma multiplo in fase 2 e la morte di mio padre l’ha scossa profondamente.. soprattutto per il modo in cui è morto e di quello credo sia una concausa che lo ha portato a scegliere di morire. Si, la sua è stata una scelta.
Venerdì 7 ottobre è andato a farsi visitare dalla dottoressa di famiglia e parlando con lei a posteriori mi ha confidato che per lei non aveva ne covid ne influenza, Aveva altri acciacchi che più che altro gli portavano dolori alle gambe; aveva problemi di circolazione ed aveva il diabete, quello che prendono gli anziani, aveva un enfisema polmonare.
Nell’arco della giornata però è peggiorato e di sera ci siamo resi conto che la glicemia gli era salita a 487. E’ diventato incontenibile e siamo stati costretti a chiamare la guardia medica di turno, che se ne è guardata bene dal venire a visitarlo, dandoci dei consigli generici e di chiamare l’ambulanza. Io è mia madre ci siamo guardati in faccia quasi increduli.. Abbiamo chiamato l’ambulanza.
Alle 4.30 del mattino abbiamo ricevuto la prima chiamata dall’ospedale, durante la quale una affranta dottoressa ci chiedeva il permesso di intubarlo perché dal loro tampone risultava avere il covid. Al mio rifiuto ha reiterato la sua richiesta enfatizzando con: “Sa, suo padre ha una pleurite!” … pausa telefonica … “Allora non ha il covid”, gli faccio di rimando.. “Provate a curarlo che magari se vi impegnate potete anche salvarlo ma se gli pompate ossigeno nei polmoni lo finite”.
Abbiamo avuto cinque telefonate di quel tenore.
Circa alle 10,30 ci hanno richiamato che era morto. E non posso provare nulla perché nulla mi hanno restituito. Nemmeno il tampone positivo. Quella mattina alle 8.00 sono sceso in farmacia ed ho acquistato due tamponi, uno per me ed uno per mia madre ed entrambi sono risultati negativi.
Quando mi hanno chiamato per informarmi della dipartita causa covid io sapevo già che non lo aveva, perché noi non lo avevamo. Discorso chiuso. Non ho nemmeno preteso una autopsia perché non l’avrebbero fatta, quindi l’ho fatto cremare come da sua volontà espressami a voce tempo prima. Mio padre è morto con i polmoni pieni d’acqua, è morto annegato, non di covid; e posso soltanto immaginare cosa avrebbe sortito l’intubazione.
Per le molti menti distrutte dalla paura e dalla propaganda sono sicuro di apparire come un figlio degenere. La stessa dottoressa durante le telefonate ha usato il tono incredulo di come facesse un figlio a rifiutare le cure proposte dalla loro pratica medica, qualcosa di inconcepibile.
Anche se non dovrei essere io a dirlo ritengo invece di essere molto centrato nella realtà che ci circonda, nel senso letterale del termine. Mi sento sotto attacco nella mia integrità di essere umano, la mia integrità morale e di giudizio. Pur sapendo di essere nel giusto ho molti dubbi a cui non riesco a dare risposta ed il peso emotivo mi è quasi insostenibile. I dubbi e le domande dovrebbero essere il sale di un ricercatore.
Ciò nonostante non riesco a provare odio o malevolenza verso quella povera dottoressa, certo che anch’essa è schiacciata dalla sua stessa pratica medica nella quale non riesce a vedere i semi dell’inganno a cui è stata anch’essa sottoposta. Qualcuno la chiama misericordia cristiana, e probabilmente è il marker della società in cui sono cresciuto.
Anche se razionalmente spesso mi definisco ateo ultimamente sto maturando una consapevolezza verso la religiosità, che non vuol dire avere una fede o una religione da esibire o la credenza in un qualche Dio insondabile.
Siamo animali con la ragione e molto imperfetti nell’adattamento fisico alle mutevoli condizioni climatiche, cosa che ci ha portato a modificare l’ambiente per renderlo abitabile, ad iniziare dal coprirci di pelli ed abitare le caverne, servirci del fuoco e dei primi utensili in pietra. Guardare la Luna e chissà.. forse un monolito nero.
Abbiamo la facoltà di guardare le cose e dargli un nome, di porci delle domande e dare delle risposte. Abbiamo la capacità di trascendere il divino dalle cose che ci circondano ma abbiamo anche la negatività di cadere nelle più profonde contraddizioni che ci portano alla divisione ed alla guerra. Fosse anche esistente una motivazione concreta, che sia nostra, frutto di una nostra evoluzione ed una concreta pulsione verso l’evoluzione della nostra specie nella sua interezza si potrebbe anche considerare la guerra come un qualcosa di accettabile.. se il postulato fosse vero.
Ma noi da millenni combattiamo le guerre degli altri con motivazioni a noi aliene, indotti dalla paura nella diversità che sottilmente ci inculcano fin dalla più tenera età. Giunchi al vento di una tempesta preordinata e ricercata da menti perverse che fanno dell’abominio la loro ragion d’essere. Vogliono fondersi con le macchine.. e questo già da solo spiega lo stato mentale e l’inganno in cui sono cadute menti brillanti.
Spesso dico che la nostra società in buona parte è retta da persone meravigliose che si prodigano per il prossimo in azioni di volontariato sociale. Queste persone però non vedono il fine primario del loro lavoro e della disponibilità che offrono nel farlo, gratis.. il lavoro dello schiavo. Chi salva i migranti in mare concettualmente fa un lavoro molto umano, ma le motivazioni che spingono gli armatori a rendere operativa una nave di recupero naufraghi sono ben diverse di chi i naufraghi li raccoglie materialmente.
«Questo non è completamente vero.. chi ha preso ordini da uno stato terzo all’Italia di speronare una motovedetta della Guardia di Finanza all’interno di un porto italiano conosce bene questo meccanismo: se non altro per l’impatto politico e le divisioni che si generano nelle persone. Tutto studiato a tavolino.»
Così nel tempo ci si rende conto (sempre che lo si voglia fare) che il concerto è dissonante e che c’è qualcosa di assolutamente sbagliato nell’ordine delle cose. Negli ultimi tempi ho sentito spesso la frase “meglio non sapere”. Frase ripetuta a capo chino come un qualcosa da dover dire per riempire un vuoto che è incolmabile.
Come si fa a vivere compiutamente con la volontà di non sapere?
Non conoscere come funzionano le cose, non interessarsi a problematiche sociali, fare del qualunquismo la bandiera ed il fine della propria vita è un qualcosa che mi esce dalla testa. L’amico quarantennale questo lo ha capito bene e lo ha usato magistralmente per stoppare ogni ragionamento. Tutto normale, tutto preordinato, niente di cui preoccuparsi e semmai ci fosse qualcosa di cui preoccuparsi.. “.. ma queste sono cose che succederanno “forse” tra cinquecento anni”.. e semmai fosse qualcosa di più pressante e stringente nel tempo e nello spazio.. “.. ci penserà mio figlio!” Un muro mentale.
Ora …
Posso anche capire ed interiorizzare il tuo bisogno di divertirti a mie spese, anche perché nella compagnia di amici che frequentavo io ero quello sempre preso un po’ di mira con frizzi e lazzi. Ci stava.
Ci è stato decisamente di più quando ho iniziato a drogarmi: un periodo sordo della mia vita. Sordo ad ogni ragione ma che incredibilmente può essermi stato d’aiuto per estraniarmi dall’intorpidimento generale e dall’indottrinamento che è iniziato a partire dagli anni 90 del secolo scorso; e quello che è iniziato qui in Europa dal 2000 in avanti ne è la diretta conseguenza:
«Lavorerete un giorno in meno e guadagnerete come se lavorereste un giorno in più!»
Ma come si fa a credere in cazzate simili? Cioè voglio dire.. Nel 2000 ho posto fine alla mia avventura nel mondo della tossicodipendenza e non è vero che l’eroina mi ha bruciato il neurone e la capacità di giudizio.. certe cose appaiono chiare fin da subito e senza fronzoli. Ci sono persone che lo capiscono più tardi mentre altre non lo capiranno mai; non per preclusione mentale ma perché non vogliono.
Il mio amico fa decisamente parte di chi non vuol sapere.
«Non posso pensare di andare a fare un pic-nic su un prato e sapere che mi sto avvelenando!»
E’ questo il problema amico mio.. tu non pensi, reagisci agli stimoli che ti vengono proposti dalla società e dai media che la indottrinano. Alla fine hai trovato il tuo nemico sul quale sfogare quello che ti hanno insegnato i tuoi amici (quelli si che sono amici!) del BUTAC (bufale un tanto al chilo) e di bufale(dot)net, sottogruppi del CICAP, il centro italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale, a cui ti sei affidato per confutare qualsiasi cosa dicessi.
Hai usato tattiche di controllo che puoi aver appreso soltanto da loro. E me ne hai dato conferma quando ti ho fatto notare che stavi parlando come “quelli là” e ti sei girato per non farmi vedere il ghigno divertito che ho visto stampato sul tuo volto. Me ne hai dato conferma certa anche una decina di anni fa quando ho visto a schermo sul tuo computer uno di questi siti para-governativi. Ora lo neghi ma all’epoca avevi candidamente ammesso che chiedevi a loro lumi su quanto pubblicavo sul blog e sui social.
Sei venuto in casa mia a darmi del pazzo senza nemmeno la possibilità di confutare la tua affermazione “perché si sa”, mi hai detto, “che i pazzi dicono di non esserlo..” e questo credo venga dalla tua cugina psicologa che “lei si che ha studiato, ha una laurea, mica come te che frequenti l’università di internet”, mi hai detto.
Ho contattato tua cugina per avere un consiglio su quanto stava succedendo, e che si.. ho fatto bene a dirti cosa pensavo del tuo ultimo comportamento ma che sono ingiusto a criticarti così ferocemente. Poi mi ha detto platealmente su Facebook che si, forse quello che pubblico è interessante dopotutto.. ma che non condivide il taglio di quello che scrivo. E qui ci sento il lezzo del doppio pensiero orwelliano.
A parte che non sono io a scrivere ma che faccio delle traduzioni integrali di articoli e studi scientifici esteri fondamentalmente in lingua inglese. Quindi per onestà intellettuale dovrebbe almeno concedermi che non gli piace come scrive Tizio Caio e Sempronio, non come scrivo io. Che peraltro so bene di scrivere male.. ma per imparare a scrivere bisogna scrivere.
Poi ha tenuto a precisare che dopotutto dovrei esserti grato perché durante la mia tossicodipendenza mi hai aiutalo… Dove, nel collo? In quel periodo io mi sono via via allontanato dalla compagnia restando esclusivamente in contatto con altri amici che erano caduti nel mio stesso problema. Quelle non si chiamano più amicizie ma “frequentazioni di comodo”. Mi avete aiutato nel senso che non mi avete rifiutato quando attraversavo periodi in cui cercavo io di allontanarmi da quel mondo. D’altra parte non cera davvero di andare per il sottile sapendo che io ero dawn per una sostanza ma voi eravate up per le altre, naturali o chimiche che fossero.
«Per inciso.. Ricordo ancora bene la cena in casa mia e di Linda in cui si doveva fare “alla romana” ma vi siete alzati e mi avete riso in faccia lasciandomi sulla porta come uno scemo.»
Questo è l’aiuto che mi avete dato.
Sarebbe opportuno finire questo delirio con qualcosa di propositivo ma la ferita che mi hai inferto ha bisogno di tempo per ricucirsi e comunque, come mi ha consigliato saggiamente un amico comune (e di lunga data), di lasciarti andare. Hai operato una scelta ed è la tua scelta, devo farmene e me ne farò una ragione. Gli strumenti per capire sono sempre li e ci saranno sempre, basta mettersi a cercare che qualcosa trovi: più cerchi e più trovi. Ma tu non lo vuoi sapere!
Come devo accettare il tuo limite che si rispecchia nel mio. Hai qualcosa di mio che ancora non capisco come io ho qualcosa di tuo che tu non capisci. Se siamo arrivati a questo è perché entrambi non capiamo qualcosa di noi ma tu non vuoi sapere nemmeno questo. Per cui devo lasciarti andare.
Nonostante tutto devo dirti che non riesco ad odiarti compiutamente. Si certo, sono molto adirato.. ma è un fuoco che si sta spegnendo e quello che resta è una pena infinita.
«Tutti noi abbiamo il potere, il nostro potere sta nel rispettare le nostre anime e nel difendere il nostro diritto ad essere dignitosi e amorevoli verso gli altri. Questo è un piano a lungo termine che richiede coraggio e pazienza, ed è così che sconfiggiamo i molestatori. Davvero.»
~ Tessa Lena
Prima vennero per i comunisti,
e io non dissi nulla
perché non ero comunista.
Poi vennero per i socialdemocratici
e io non dissi nulla
perché non ero socialdemocratico.
Poi vennero per i sindacalisti,
e io non dissi nulla
perché non ero sindacalista.
Poi vennero per gli ebrei,
e io non dissi nulla
perché non ero ebreo.
Poi vennero a prendere me.
E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa.
Martin Niemöller 1976
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