Pubblicato da admin il 11 Novembre 2021
Questo post è a firma di Andrea Beretta
Si dice che Napoleone Bonaparte, nel corso di un suo incontro col Segretario di Stato vaticano di Pio VII, cardinal Consalvi, lo affrontò a muso duro dicendo: “Voglio distruggere la Chiesa!”. Il porporato, senza scomporsi, replicò: “Impossibile, Maestà, in venti secoli non ci siamo riusciti nemmeno noi preti!”
2020: l’alba dei morti inquinanti
La battuta del Consalvi, senz’altro folgorante, è ancora attualissima, e ci rende certi che sua eminenza confermerebbe in pieno la sua linea di pensiero se potesse conoscere monsignor Michael Jackels, attuale vescovo della sperduta arcidiocesi statunitense di Dubuque nell’Iowa. Sul sito dell’arcidiocesi, nascosto tra inviti alla vaccinazione, foto del Papa (che invita alla vaccinazione) e altri annunci, si trova questo documento dal titolo certamente non poco di impatto: “Alternative ai tradizionali metodi di sepoltura”
Il lettore che si chieda come possa entrare in questa rubrica un argomento del genere, a parte il classico “memento mori” di cui tutti ogni tanto dovremmo comunque tenere conto (e non basterà un vaccino o l’azzeramento delle emissioni di CO2 per evitare quel momento…), potrà proseguire di una sola riga, quando il prelato entra nel merito del suo comunicato, per capirne il motivo: “nel mondo muoiono 2 persone ogni secondo. Negli Stati Uniti circa 2 milioni e mezzo ogni anno. Le pratiche di sepoltura costituiscono quindi un problema ambientale significativo“.
Chiaro che per la Chiesa, almeno per quella tradizionale, la morte è solo l’inizio, e quindi il buon cristiano non dovrebbe preoccuparsene; che però debba preoccuparsi, morendo, del suo impatto ambientale piuttosto che del destino della sua anima, è un notevole capovolgimento di linea rispetto alla tradizione. Ma visto che il comunicato esordisce in modo così interessante, proseguiamo nella lettura:
“Si stima che più di 130 miglia quadrate di terra saranno necessarie per interrare i corpi delle persone che moriranno nei prossimi 20 anni. Si useranno risorse naturali per produrre bare, il terreno sarà riempito di colate di cemento e le acque sotterranee saranno inquinate dai liquidi di conservazione […] una singola cremazione utilizza 30 galloni di combustibile e la combustione rilascia inquinanti nell’aria.”
All’alba del Terzo Millennio abbiamo pertanto la conferma che morire è una brutta cosa: non tanto per il defunto in sé o per i suoi cari, ma perché, comunque la si giri, il morto inquina: se non viene cremato, perché consuma suolo e avvelena la falda freatica; e se viene cremato, perché i suoi resti mortali, bruciando, emettono CO2.
Anche se non viene specificato se le 130 miglia quadrate di terreno siano riferite ai morti “worldwide”, si ritiene da una piccola stima basata sui circa 500 mila corpi “ospitati” nei 60 ettari del cimitero maggiore di Milano, che in tutti gli USA serviranno poco meno di 30 miglia quadre per tutti i morti dei prossimi 20 anni. Se si ipotizzasse di tappezzare la stessa estensione di terra coi pannelli fotovoltaici tanto cari ai gretini di tutto il mondo, si riuscirebbe a stento a soddisfare il fabbisogno energetico della sola diocesi retta dal vescovo Jackels.
Evidentemente, però, il consumo del suolo e i danni all’ambiente valgono solo quando a consumarlo sono i nostri morti…
La morte ti fa “Green”
Ma se la stampa nostrana non ci dà mai una gioia e vede sempre l’avvenire nero, il monsignore ambientalista ci dà invece una speranza: “ci sono comunque opzioni verdi”. Meno male: se non possiamo seppellirci interi e non possiamo nemmeno farci cremare, si può sempre scegliere la “sepoltura verde” (“green burial”), che è un bel miglioramento dato che è a emissioni zero, e però ancora consuma suolo, visto che la tecnica prevede l’uso di sacchi biodegradabili per avvolgere il cadavere…una sorta di sindone “ecocompatibile”.
Morti, detergenti e contenti
Oppure, ed è l’ultimo grido della tecnologia, c’è l’idrolisi alcalina, che consiste nello “smaltimento sicuro del cadavere dopo lisciviazione”. Termini che diranno poco a chi non mastica di chimica, ma vale la pena ricordare che l’idrolisi alcalina dei grassi (come quelli accumulati nel corpo umano) è utilizzata per produrre sapone. Un concetto ritenuto forse non abbastanza politicamente corretto da meritare di essere sviscerato (è il caso di dire) dal monsignore.
Resta il conforto di poter tornare utili alla causa ambientalista così cara alla neo-chiesa in rito Black-Rock, magari trasformandoci in saponi con cui tirare a lucido i santi pannelli solari.
Pulvis es et in…stercore reverteris!
O infine, ed è il “non plus ultra” dell’evoluzione, c’è il compostaggio, che nel giro di un mese trasforma il cadavere, rinchiuso in un contenitore coperto di materiale organico, in concime per il terreno.
Dopo aver emesso da vivo tonnellate di CO2 e contribuito al Global Warming, all’innalzamento dei mari e alle caldane dell’orso bianco, almeno con la sua morte l’uomo potrà riscattarsi nutrendo qualche pianta: se Dio è ambientalista come questo pontificato sostiene, allora la trasformazione del corpo da custodia dell’anima a stallatico aprirà sicuramente le porte del paradiso.
Viene solo da chiedersi come il Foscolo avrebbe potuto trasformare l’incipit di una delle sue odi più celebri, fosse nato solo due secoli dopo: un’opzione potrebbe essere “All’ombra dei cipressi e del biocompost / confortato di pianto è forse il sonno…”
Come terminare questo articolo di “Pubblicità Progresso”?
Meno male che Elio c’è !!
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questo aspetto finora non l’avevo mai preso in considerazione, un articolo assai originale 👍
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